

La decima tripletta con il Torino è solo l’ultimo dei grandi record di questo fuoriclasse milanista, ancora una volta tra i protagonisti indiscussi di questo campionato e il punto di riferimento in attacco della sua squadra. E questo, nonostante si debba confrontare con giocatori molto più giovani di lui, smaniosi di ritagliarsi un posto nell’olimpo del calcio, e nonostante si sia tolto ogni tipo di soddisfazione, con il Milan e la Nazionale. La motivazione al gol di Pippo Inzaghi non ha battute d’arresto e i risultati di conseguenza (ben 9 gol nelle ultime 6 partite). Il segreto dell’elisir calcistico di Pippo è da cercare indietro negli anni, là nel campetto di calcio dell’oratorio dove, in compagnia del fratello Simone, ha iniziato a tirare i primi calci al pallone. E per il futuro c’è sempre il calcio ad altissimi livelli, con la certezza di regalare ancora, non solo ai tifosi milanisti, ma a tutti gli amanti di questo sport, emozioni e grandi imprese. Emiliano Mondonico ha riassunto in una frase il legame indissolubile tra Pippo e il pallone: “Non è Inzaghi ad essere innamorato del gol, è il gol ad essere innamorato di Inzaghi”.
Come è iniziato il tuo amore per il pallone?L’amore per il pallone è nato quando ero piccolo. Il calcio è stato un amore a prima vista. Mi piaceva, mi divertivo, mi sentivo realizzato e felice e quella stessa sensazione la ritrovo adesso, a più di trent’anni di distanza.
Quando hai capito che la tua passione poteva diventare qualcosa di più?Ho iniziato per caso, frequentavo il campo di calcio dell’oratorio. Mi piaceva l’idea del gioco di squadra e quella di passare i pomeriggi a divertirmi anche con mio fratello e i miei amici. Così, tra un tiro e l’altro, è nato il mio amore per il pallone che con il tempo è diventata una professione.
Quando eri piccolo i tuoi genitori ti hanno incoraggiato a realizzare il tuo sogno di diventare un calciatore?Mi hanno incoraggiato soprattutto a studiare, ma erano contenti che giocassi a calcio perché è uno sport che ti aiuta a sviluppare lo spirito di squadra e ti obbliga a sottostare a regole e ritmi precisi e a seguire abitudini di vita sane.
Hai qualche consiglio da dare ai genitori che ogni domenica accompagnano i loro figli a giocare a pallone?Di fare come i miei genitori. Lasciare che i bambini giochino per passione, senza assilli e obblighi, senza drammatizzare per le sconfitte, né esagerare per le vittorie. Se poi qualcuno ha dentro di sé un campione, sarà il tempo a dirlo. Di certo non può essere uno sport imposto perché richiede, come tutti gli sport, molti sacrifici che possono essere affrontati solo con una grande passione alle spalle.
Hai qualche episodio legato ai tuoi primi tiri al pallone che ricordi con affetto?Le borse piene di fango che portavo a casa dopo gli allenamenti… e le urla di mia mamma!
Intervista a Filippo Inzaghi